TONELLI GUALTIERO (1980)
Da: “La Torre della Magione”, VII-3-1980
Il 19-07-1980 è deceduto a Bologna Gualtiero Tonelli, nostro affezionato ed apprezzato Socio: era nato a Calderara di Reno (Bologna) il 14-02-1900.
Fin da ragazzo dimostrò intelligenza particolare, viva, per cui, nonostante le scarsissime risorse economiche, riuscì a superare brillantemente gli studi classici e a frequentare fino al 3° anno di medicina. Non gli mancarono gli aiuti dei buoni: anche Benedetto XV, prima Cardinale-Arcivescovo di Bologna – Giacomo Della Chiesa -, poi Pontefice, si occupò di lui.
La Prima Guerra Mondiale, sul finire, lo vide fra “i suoi ragazzi” come soldato del Genio. A conflitto terminato, senza congedarsi, passò all’Arma dei Carabinieri, ove rimase fino al 1920. Lasciò gli studi poiché anche la salute non gli fu propizia. Pensò ad un lavoro ed a crearsi una famiglia. Nel 1930 decise, con amarezza, di emigrare poiché un vero e proprio lavoro non lo aveva trovato: erano gli anni della tremenda crisi economica italiana, aumentavano i disoccupati ed i disagi d’ogni genere. Gli fu di conforto morale e materiale la giovane sposa che lo seguì più tardi in Marocco.
Durante il soggiorno africano aumentò in lui l’amor patrio ed in modo particolare l’affetto e la simpatia per Bologna. Mi diceva sovente, unendo al suo “buon italiano” vocaboli arabi: “In Africa udii, incisi su disco, i rintocchi delle campane di San Petronio. Mi commossi. Fu un grande regalo che mi fece un collega come me emigrato”.
Rimpatriato fu assunto dal Comune di Bologna ed assegnato alla Biblioteca dell’Archiginnasio, già sede dello Studio bolognese. La gloriosa vecchia Università lo affascinò ed accanto al lavoro condotto con scrupolo, indagò nel tempo libero sulle origini e le glorie dell’Alma Mater Studiorum compiendo seri ed approfonditi studi che poi pubblicò e che fece conoscere anche alla nostra Associazione. Collaborò anche alla Strenna Storica. Non godette la simpatia del Regime, ma fu rispettato per la sua rara onestà. Fu membro di Enti culturali cittadini quali “BOLOGNA STORICA e ARTISTICA”, “Gli Amici dell’Archiginnasio”, ai quali dette il meglio di sé. Appartenne al Corpo delle Pattuglie Cittadine, istituzione che ancor oggi fiancheggia l’operato dei tutori dell’Ordine.
Da oltre un decennio era tormentato da un male incurabile che non perdona. Dall’insorgere del disturbo affrontò seri e ripetuti interventi con grande serenità ed abnegazione fiducioso di essere utile, nelle ricerche cliniche e chirurgiche che scaturivano, più agli altri che a se stesso. Mi ripeteva spesso: “Oggi gli studenti, a controllo medico ultimato, hanno detto di aver imparato molto dal mio caso”. E di questo si compiaceva.
L’ho visto lentamente avvicinarsi alla morte, l’ho visto agonizzare. Alla vigilia della dipartita mi sussurrò, sorridendo e con gli occhi socchiusi: “Scusa se trascuro la tua presenza, sono stanco, ti ringrazio, saluta i tuoi familiari”.
Lo rividi nella bara con i migliori abiti che possedesse: la cara Consorte lo volle vestire di nuovo. Sembrava dormisse come altre volte lo avevo visto dormire nei lunghi sette mesi di degenza al nostro Ospedale Maggiore.
Era Cavaliere di Vittorio Veneto. Alla vedova, Signora Laura, le nostre condoglianze.
Amerigo Baldini